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Le
greggi che lentamente brucano nei prati e lungo le scarpate
degli argini ricordano i tempi lontani di una pastorizia
orgogliosa della specificità della "pecora
padovana", razza estinta ma tuttora ricordata dalla
cultura ovina. Ridotti a poche unità, i pastori
padovani tengono peraltro viva una tradizione che ribadiscono
annualmente, il 15 febbraio, quando si riuniscono nella
Basilica di S. Antonio, insieme a colleghi di altre regioni,
per una Messa davanti all'Arca e un'assemblea per discutere
di problemi economici, sanitari e culturali. |
"Una
bella festa - come ha sostenuto anni addietro Monsignor
Guerino Bernardi, consulente ecclesiastico della categoria
- dalla quale si ricava la considerazione che si è
pastori prima nell'animo che nel mestiere, portatori di
valori antichi ancora validi e attuali". |
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Alcuni
di questi pastori operano nella zona di Anguillara Veneta,
segnatamente a Borgoforte. Producono un formaggio Pecorino
ricercatissimo dai buongustai e reperibile sul mercato
sia "fresco" che "stagionato". Ma
sono di ottima qualità anche i formaggi misti pecora-mucca,
prodotti anche con il pepe ed il peperoncino. Formaggi
che arricchiscono il plateau dei "caci padovani",
il quale contiene altresì i prodotti casearei dell'Alta:
dal Grana Padano all'Asiago, dal Montasio al Provolone,
dalla Caciotta alla Casatella.. |
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I
formaggi stagionati di Borgoforte, mediante una sapiente
immersione nel vino Friularo, si apprestano a diventare
anche "imbriàghi" (ubriachi): un'operazione
vinicolo-casearia destinata ad ampliare la cultura del
cibo in un territorio dove il latte e il vino hanno scandito,
oltre alla storia delle produzioni, quella delle costumanze
rurali e delle passioni bucoliche. |
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